Si stempera nel nulla il paesaggio di questa mia campagna, in cui la nebbia si è posata come uno spesso velo.
Giorni e giorni di minuscole gocce che, fitte fitte, danzano nell'aria e si posano, lucide, su foglie cadute, su nere cortecce d'albero e sui miei capelli, donandomi effimeri gioielli d'acqua.
Sotto allo spesso tappeto di foglie si piegano fili d'erba che assorbono l'odore di terra bagnata e di ciò che verrà.
Guardo lontano e, forse, si scorgono tra la fitta bruma indistinte sagome scure, non so se d'uomo o cespuglio lontano e ai miei piedi arde un umido fuoco fatto di colore di foglie cadute.
Annullato è anche il rumore da quest'acqua sospesa e nemmeno l'aria si muove, solo leggeri sussurri di foglie e di gocce, misteriosi dialoghi di chi non mi è dato comprendere il senso ma solo la musica e la cadenza arcana.
Angolo benedetto da una bellezza commovente, un posto del cuore dove fermarsi per coglierne tutto il bene.